Oggi ogni video camera può amplificare, moltiplicare e rielaborare in tempo reale le immagini. Inoltre se viene usata la ripresa in macro (messa a fuoco di piccolo oggetti in movimento) riprodotta su grande schermo gli effetti di amplificazione e distorsione permettono di creare visioni tanto inedite quanto cariche di suggestioni estetiche. Visioni che rimandano ad archetipi visivi, a immaginari intimi, arcaici e elettronici, onirici e poetici, che bene si adattano all’esecuzione di brani musicali o recital di poesia. Così è possibile vedere accanto ai suoi musicisti, o ai poeti, un video-maker che, animando piccoli oggetti sotto l’obbiettivo della video-camera, realizza sul momento le immagini di sfondo necessarie all’esecuzione.
Giacomo Verde, 2001
I video-fondali, derivano direttamente dal “parente più povero”: il Teleracconto. Ne sono una filiazione concettualmente simile, anche se tecnicamente più complessa. All’azione del processamento live di piccoli oggetti, si somma nei video-fondali, una abilità performativa atta a creare scenari dinamici che dialoghino con reading poetici, spettacoli di danza, lirica e prosa. Per quanto la scenografia fosse poverissima e l’improvvisazione la base del momento tecno-performativo, in realtà la “costruzione” dei videofondali live era molto precisa e accurata, come testimoniano i disegni che Verde lascia nelle agende.
In alcuni casi Verde chiamerà questo procedimento “proto-vj” perché nella versione più “avanzata” gli oggetti venivano collocato sullo schermo di un pc “squadernato” con immagini che venivano prese da cartelle preparate appositamente, e trattate live con un software open come ArKaos, creando un effetto simile al Vjing da discoteca o da club musicale.
Le scatole dei Video-fondali
A ogni video-fondale nell’Archivio corrisponde una scatola dove sono conservati gli oggetti utilizzati. In alcuni casi è presente lo story board usato e la registrazione delle sole immagini della telecamera (escludendo l’intera documentazione) per tenere memoria.
Le scatole contengono oggetti, ritagli di giornale, fogli colorati, piume di pavone, pietre colorate, bottiglie d’acqua, cartine argentate, fotocopie su carta trasparente e lucidi che venivano collocati al momento dello spettacolo, sotto la lente della telecamera. Lo story board o meglio il canovaccio, era un testo stampato su foglio A4 in cui Verde si appuntava su un lato a matita colorata, come promemoria, quali oggetti utilizzare, a quale minuto, e quale effetto utilizzare (con la lente della telecamera.